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E alla fine la montagna partorì…

….il topolino. Nulla a procedere per il giocatore della Roma perché, udite udite, il suo gesto verbale non rientra nella casistica da sanzionare, in quanto non altera il risultato finale e non rappresenta una bestemmia.

Sono contento che in Italia,  uno Stato laico, si ritenga più grave un’imprecazione religiosa di un’offesa a sfondo razzista.

Già perché lo “zingaro” non esiste come etnia,  come qualcuno alla “Domenica Sportiva” ha affermato.

Esiste il popolo Romaní che poi si declina nelle sue varie componenti,  ovvero rom, sinti, kalé giusto per citarne alcuni.

La conclusione è che il giocatore giallorosso voleva palesemente insultare Mario apostrofandolo con un epiteto per il suo cervello infamante.

I soloni del calcio hanno affermato che certe cose in campo succedono, e che tutto deve rimanere nel rettangolo di gioco.

Forse non far parte del circo mediatico del calcio non mi permette di capire certi meccanismi, ma affermazioni di questo tipo ricordano molto le giustificazioni agli atti di nonnismo del passato, che in alcuni casi portarono alla morte di qualche soldato di leva.

Per concludere vorrei ricordare che durante la Shoa, di cui in questi giorni cade il giorno della memoria, subito dopo i 4 milioni di ebrei sterminati nei forni dai tedeschi vengono i romaní con 500.000 di loro gasati perché indegni di calpestare il suolo tedesco secondo il terzo Reich.

Tecnico e giocatore della Roma farebbero bene ad investire un centinaio di euro in acquisto di libri storici,  se lo possono permettere e gli aprirebbero la gretta mente che si ritrovano.

Sarri non è stato simpatico con le sue frasi, ma perchè a lui due giornate su denuncia dell’allenatore avversario e il giallorosso nulla con la prova televisiva in bella evidenza ? Bah ai posteri l’ardua sentenza.

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