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Cose da NON fare mentre lui guarda una partita

Tra meno di 2 settimane ricorre la Giornata Internazionale della Donna, celebrata per la 1ª volta 105 anni fa in U.S.A. per rivendicare il diritto al voto femminile quale fondamento di uguaglianza. Generalmente però quando si parla di calcio non c’è molta uguaglianza, infatti le donne spesso non lo sopportano proprio, soprattutto quando il proprio uomo è un tifoso passionale e sfegatato. Perciò Animal Sport vi elargisce consigli, care donzelle, con la CLASCHIFICA delle 5 cose peggiori da fare mentre lui sta guardando una partita:

N°5 – Prosciugare la sua carta di credito. Shopping e altre piacevoli (leggi: frivole) estasianti (leggi: costose) attività con le amiche all’apparenza possono essere positive per lui: partita senza alcun disturbo e in contemporanea niente giri interminabili con a carico molteplici borse in luoghi in cui ci si può sedere solo sui propri gonfi testicoli perché divani e poltrone sono illegali. Il suo post match però è di solito oltremodo traumatico, sentendosi lui derubato quasi come coi rigori negati e i gol annullati dal direttore di gara, mancando solo di moviola e susseguenti polemiche (magari queste ultime sostituite da vere discussioni di coppia);

N°4 – Lottare per il controllo televisivo. Il wrestling casalingo spesso è latore di ulteriori divertenti pulsioni, ma non in questo caso: la partita, che sia Serie A o Eccellenza, è per lui sacra come i bovini per gli indiani, quindi per impedire la visione di Amici, Beautiful o Real Time, può usare (quasi sempre inconsciamente) tutta la propria forza e, se necessario, entrare in scivolata alla De Rossi, noncurante dei dolori che può procurarvi. E mai nascondergli il telecomando (o togliervi le pile), o urlando vi ricopre con cori da stadio da chiusura curve (peggio anche della discriminazione territoriale);

N°3 – Commentare inopportunamente. Pronunciare ‘Rigore’ se c’è un fallo a centrocampo e ‘Fuorigioco’ ad una rimessa laterale può risultare divertente, ma non più di 2 volte, per evitare brutte figure con i suoi amici (giunti apposta ognuno dalla propria comoda poltrona) o semplicemente infastidirlo (in caso di visione solitaria). Sono preferibili commenti come ‘Gran bella azione’ e ‘L’arbitro oggi non ne fa una giusta’ anche reiterati durante la gara. Frasi non attinenti al calcio o sproloqui quali ‘Ma Beckham gioca ancora?’ o ‘Osvaldo ha un look alla Johnny Depp, è così figo’ sono da rosso diretto e faccia da Klopp infuriato per lui: meglio seguire l’esempio di monaci ed eremiti, col silenzio. Il voto del silenzio;

N°2 – Organizzare l’evento in modo diverso. La partita inizia ad un orario preciso ed occupa un paio d’ore circa, puro sadismo è piazzare ogni volta altri impegni durante tali momenti: mostra postmoderna e niente anticipo, teatro avant-garde e niente posticipo, centro commerciale e niente pomeriggio di Serie A. Ma se in questi casi a volte lui può (e fortunatamente riesce a) svicolare, mai invitare gente non calciofila a casa. Lui è in trappola: cena con la suocera in un mercoledì di coppa equivale a tele spenta e ascolto prolungato di insulti gratuiti ed immeritati. Gli unici gironi a cui tal crudeltà lascia assistere sono quelli dell’inferno dantesco e lì non si passa il turno, mai;

N°1 – Sesso. Arma a doppio taglio, perché dovrebbe funzionare in qualunque occasione, ma provate a chiederlo quando c’è la finale di Champions con la sua squadra, non volete davvero sapere la sua scelta. Un compromesso, se mai ci dev’essere, calibrato è il sesso orale, impraticabile tuttavia in tifoserie di gruppo. Se vedete palesarsi in lui un caleidoscopio di emozioni arrivando ad una reazione conclusiva tipo ‘vorrei ma c’è la partita’ ai vostri stimoli, non disperate deluse: il sesso si può sempre fare, ma con altri, possibilmente meno tifosi. Ma non fatelo davvero: lui sa, frustrato, qual è la retta via, ma ve la mostra subito dopo il triplice fischio.

 

Animal Sport ogni Domenica in diretta dalle 15.00 alle 18.00 su Radio Milan Inter TV (Lombardia FM 96.10 – Canale 777 DT), seguici anche su FB.

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